I graffiti del Palazzo dell'Inquisizione a Palermo

I graffiti del Palazzo dell'Inquisizione a Palermo

Ieri il TG1 ha proposto un servizio sui graffiti di Palazzo Steri che sono stati completamente riportati alla luce: disegni fatti dai martiri dell’inquisizione. Vi trasmetto un articolo in merito scritto da un giornalista del Giornale di Siliclia nell’Aprile del 2007:

I graffiti dei prigionieri dell’Inquisizione allo Steri di Palermo

di Umberto Lucentini

I lavori di restauro dovranno terminare il 4 ottobre 2007 scritte_steri_N
L’ultimo frammento di graffito è venuto alla luce pochi giorni fa. Nel cantiere di Palazzo Steri, sede del Rettorato dell’Università di Palermo, il tempo che passa sta portando alla luce i segreti del carcere dell’Inquisizione, la prigione buia dove per due secoli, dal 1601 al 1782, gli uomini inviati in Sicilia da Torquemada interrogarono e torturarono innocenti in nome di Dio.

Per i giudici dell’Inquisizione i prigionieri erano eretici, bestemmiatori, fattucchiere, amici del demonio. In realtà molti erano artisti, intellettuali scomodi, avversari dell’ortodossia politica e religiosa: molti hanno lasciato sulle pareti delle celle graffiti, disegni, poesie, invocazioni, una testimonianza unica al mondo che è insieme opera d’arte e atto d’accusa verso le ingiustizie del potere.

I lavori, iniziati il 5 luglio del 2005, dovranno terminare il 4 ottobre del 2007. Il costo dell’appalto per il recupero del primo piano dell’edificio delle ex Carceri dei penitenziati è di 4.841.844 euro, i lavori sono co-finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo regionale. Il finanziamento è coordinato dal Comune di Palermo.

Sulle pareti, giorno dopo giorno, sono tornati a respirare dipinti e graffiti, sepolti sotto l’intonaco da secoli. Per la prima volta si tratta di testimonianze firmate e datate, che consentono di ricostruire l’identità e la storia dei prigionieri. Scoperte avvenute nel corso dei lavori di recupero dell’intero edificio carcerario, costruito nel 1601 dall’ingegnere del Regno Diego Sanchez e destinato oggi a diventare il Museo dell’Inquisizione.

I lavori di restauro sono stati progettati da Domenico Policarpo e condotti sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni culturali, che nel sottosuolo ha pure scoperto un importante edificio di epoca chiaromontana, con archi e decorazioni. Nel pool di ricercatori che ha condotto le ricerche documentali sul carcere c’è Laura Sciascia, figlia dello scrittore, insieme con Maria Giuffrè, Elena Pezzini e Paola Scibilia.

All’avvio del cantiere, i graffiti e i dipinti conosciuti erano quelli del primo piano, scoperti fortuitamente agli inizi del Novecento durante i lavori di adattamento dell’edificio a sede del Tribunale. Il grande studioso delle tradizioni popolari siciliane, Giuseppe Pitrè, venuto a conoscenza del ritrovamento, passò notti intere a scrostare l’intonaco con strumenti di fortuna, implorando le autorità del tempo di rinunciare al progetto preservando quelli che definì “commoventi palinsesti del carcere”. Non fu ascoltato: diverse pareti vennero demolite o, nel migliore dei casi, ricoperte da scaffali. Ma dietro gli scaffali, fortunatamente, i dipinti sopravvissero, seppure danneggiati.

Dopo la seconda guerra mondiale, uno stravagante rigattiere, da tutti conosciuto col nome di “don Totò”, prese possesso dell’edificio giurando di avere avuto l’autorizzazione dall’ufficiale americano Charles Poletti e accumulandovi tonnellate di ogni sorta di oggetti (ci sono voluti ventiquattro tir per portarli via nel 2002, alla sua morte). Tutto mentre studiosi, intellettuali e persino lo scrittore Leonardo Sciascia, autore di “Morte dell’Inquisitore”, si intrufolavano tra le mura cadenti per osservare le testimonianze dei prigionieri, che rischiarono negli anni Settanta di scomparire insieme con l’intero edificio. Il carcere si salvò, e con lui i dolorosi tesori, e fu infine acquisito dall’Università di Palermo: oggi, a cantiere aperto, non tutti i graffiti e i dipinti “storici” sono visibili perché sottoposti a un intervento di preconsolidamento con garze e sostanze

nella figura: una martire scriveva sui muri "Sento freddo e caldo, mi ha preso la febbre terzana, mi tremano le budella, il cuore e l’anima mi diventano piccoli piccoli…’‘.

Il lavoro di Giuseppe Pitrè sui graffiti

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

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