Leone e gli altri

Leone e gli altri

Il Natale 2023 sarà sicuramente ricordato per gli animali “messi in croce”. Fra Dicembre e Gennaio del nuovo anno, notizie raccapriccianti sono serpeggiate in rete, lasciando sgomenti tutte quelle persone sensibili che non riescono a voltarsi dall’altra parte davanti a un gatto scuoiato e lasciato agonizzante per strada (è successo ad Angri nel salernitano a Leone) e un cane attaccato a un palo e fatto bruciare come in un rituale di stregoneria dal suo stesso padrone (succede a Palermo, con il povero Aron). Intanto le notizie arrivano come colpi al cuore e si sussseguono ininterrottamente sotto gli occhi impotenti delle persone che imprecano, lanciano maledizioni a iosa perché non ne possono più di tanta violenza. E mentre la rete si infiamma qualcuno, la notte del 31, si diverte a mettere dei petardi nella bocca di un altro gatto (che morirà dopo qualche giorno di agonia, il povero Leone 2), mentre una ragazza sciocca e insignificante da un calcio a un gatto (soprannominato Grey dalle volontarie che se ne occupavano) e lo fa precipitare nella fontana del paese condannadolo all’annegamento e al congelamento. Gli ultimi due episodi in Puglia di cui l’utimo ad Alberobello. Questi sono soltanto quattro episodi assurti alla cronaca, animali che hanno un nome. Ma ce ne sono altri che hanno fatto la stessa fine nell’indifferenza generale e il nostro cuore li accoglie tutti nessuno escluso.

Bracconaggio urbano e mafia del randagismo

Ad Angri, un micio rosso di sette mesi, che è stato battezzato poi Leone dai veterinari che lo hanno avuto in cura, si è trascinato insanguinato e senza più il suo pelo e ha fatto il miracolo. Ha scoperchiato un vaso di pandora dove è bene non mischiare le carte, tenendo presente che tutti questi animali ci stanno a cuore. Un conto è quello che è successo a Leone, un conto quello che è successo agli altri animali vittime della pazzia o del sadismo adolescienziale. Di due casi si conoscono i colpevoli. Nei rimanenti due no. Ma è esattamente la stessa cosa. Perché nessuno di coloro che hanno commesso queste atrocità è stato arrestato. Nel caso di Leone si potrebbe configurare però qualcosa di analogo a ciò che succede in Africa ai rinoceronti e ai tanti altri animali vittime del bracconaggio. Siamo di fronte a un fenomeno nuovo che andrebbe fermato in tempo, siamo di fronte a una sorta di “bracconaggio urbano”: animali predati per le loro pellicce, o per le loro carni nelle città. Un consigliere municipale ha riferito di un altro episodio occorso a Roma. Sono stati ritrovati i resti di un animale dentro un sacco in un cassonetto dell’immondiazia. Si pensava appartenessero a un cane da pastore. L’esame autoptico ha poi rivelato che si trattava di un pecora, che sarebbe stata macellata per strada. Ma anche  di cani scuoiati se ne è sentito parlare (uno trovato in Puglia sempre nello stesso periodo di Leone). Ed episodi di gatti scuoiati e lasciati agonizzanti sul posto ne sono successi anche in precedenza, ad esempio nel bresciano nel 2017, dove addirittura l’animale non era un randagio (vedi qui). Insomma siamo di fronte a una vera e propria emergenza.

Vai poi sottolineato che i randagi sono da tempo vittime delle organizzazioni criminali (chi non ricorda i gatti usati per appicare incendi), tanto che da tempo si parla di mafia del randagismo. Leggete questo esposto fatto da un’associazione, l’AIDA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente), riguardo al business che gravita intorno ai cani: Aida: “Alla malavita il business illegale sui cani rende 100 mln l’anno“. Ciò nonostante le istituzioni fanno poco o niente. Si capiscono allora tante cose. Ad esempio non ci stupiamo, come hanno denunciato dal canile Cava dei Tirreni (dove è stato curato proprio Leone) di una recente ordinanza della Regione Campania secondo la quale se un volontario trova un cane per strada è obbligato a portarlo in canile per 30 giorni. Non può più farlo microchippare perché serve lo storico, e lo deve lasciare li pure se in uno stato di cattiva salute. Oppure si capiscono le aggressioni che a volte subiscono coloro che gestiscono in proprio gattili o rifugi per animali.  Si veda quanto è successo lo scorso Aprile a Rho nel gattile gestito da Dimensione Animale, gia incendiato nel 2018 (puoi leggere:” Folle raid nella notte…“). Episodi del genere sono stati riportati anche nel presente blog negli anni passati (vedi: “Piena solidarietà all’Oasi SOS Natura di Spinea“). E non voglio neanche accennare alle mille difficoltà che spesso incontrano coloro che gestiscono santuari.

Che fare?

Le persone non vogliono dimenticare e le manifestazioni cercano di attirare l’attenzione delle Istituzioni. Per Leone è stata fatta una fiaccolata ad Angri subito dopo l’accaduto, alla manifestazione del 14 Gennaio a Milano si sono aggiunti gli altri episodi, Aron, Leone 2 e Grey.  A Roma il 25 Febbraio se ne te terrà una intitolata “Leone chaima, Roma risponde”, h. 14.00 piazza SS. Apostoli. Tuttavia la risposta delle istituzioni e dei mezzi di informazione rimane tipepida se non quasi inesistente. Intanto gli episodi di violenza sono all’ordine del giorno e la situazione dei randagi è arrivata al limite, perché non si riesce a dare una risposta organizzata a tutte le problematiche.

Quello che mi viene in mente è un progetto pilota in uno dei luoghi in cui si sono verificati gli episodi più cruenti. Abbiamo la tecnologia e allora perché non utilizzarla per salvaguardare gli esseri più indifesi? Si potrebbe ad esempio istituire un’anagrafe dei randagi, coinvolgendo gli stessi cittadini impegnati a monitorare i randagi che si trovano nelle vicinanze della loro abitazione. Attraverso i loro cellulari potrebbero inviare informazioni a una cabina di regia che poi mandarebbe in loco operatori preposti a registrarli, microchipparli ed eventualmente sterilizzarli. Ma a che tipo di microchip si potrebbe aspirare? Le nanotecnologie hanno davvero fatto progressi e allora perché non sfruttarli a favore dei più indifesi? Sappiamo già di come alcuni braccialetti high tech abbiano dato ottimi risultati nel caso di aggressioni alle donne (vedi qui).

Per quanto riguarda gli animali, c’è tutta l’esperienza messa in campo da coloro che con la tecnologia tentano di combattere il bracconaggio nelle riserve naturali. Questa tecnologia potrebbe essere impiegata anche nelle città per combattere atti criminali che sono all’ordine del giorno contro esseri indifesi. Puoi visionare questo articolo che risale al 2019 dal titolo: “Come l’intelligenza artificiale combatte il bracconaggio” , dove leggiamo la seguente affermazione di Eric Dinerstein, responsabile della biodiversità a Resolve: “La cosa strana è che chi si occupa di conservazione ci abbia messo così tanto a scoprire la tecnologia” Faccio mia questa affermazione. Cosa aspettiamo? Davvero è così difficile organizzare un piano recupero dei randagi? Dobbiamo solo muoverci a fatti atroci avvenuti e invocare una giustizia che puntualmente non interviene, o possiamo fare prevenzione? Nel frattempo evitiamo di comprare capi con pellicce, cerchiamo di essere vigili sui randagi che si trovano in prossimità delle nostre abitazioni. Diamo loro acqua e cibo se ne hanno bisogno e se si trovano in difficoltà interveniamo al meglio delle nostre possibilità. Per ora ci resta anche la consolazione di vedere questi piccoli esseri riposare nei disegni di coloro che danno loro una seconda possibilità con la fantasia. A quando una realtà degna di un mondo più civile?

 

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

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