Uno, nessuno, centomila Marius

Uno, nessuno, centomila Marius

Qualche settimana fa è circolata sotto gli occhi addormentati di tutti i cittadini del mondo la notizia di Marius, un cucciolo di giraffa che è stato ammazzato e dato in pasto ai felini dello zoo di Copenaghen, davanti ai visitatori. Non siamo in Cina dove negli zoo i visitatori, piccoli o grandi che siano, possono essere portati in tour in autobus mentre, come nel film Jurassic Park, vengono calati in mezzo alle belve feroci animali vivi pronti per essere sbranati e fare spettacolo. Siamo in Europa! E qui ha potuto essere lanciata al mondo intero la notizia del cucciolo di giraffa, sano, abbattuto per motivi genetici. Già, che motivazione! Se lo dicono gli esperti vorrà pur dire qualcosa…Ma sapete qual’è la verità? Gli esseri umani che pensano che a loro appartiene la vita di altri esseri viventi meritano di andare a vivere su Marte, un po’ di terra rossa e nient’altro! Quello che personalmente mi ha sconvolto, oltre naturalmente all’ennesimo animale ammazzato, è che notizie come questa possono ormai fare il giro del mondo come se nulla fosse. E invece dovrebbe esserci una commissione internazionale che vieta azioni criminali, come questa. La Danimarca certo è un altro di quei paesi che sguazza nel sangue di poveri animali innocenti, vedi la cruenta strage delle balene pilota alle isole Feroe che ricorre annualmente per onorare una tradizione che dura da 1200 anni. Capite la natura grottesca di tali azioni? Da una parte si fa appello alla “sapienza” degli esperti genetisti che si “aggirano” per gli zoo e dall’altra (nel caso dei cetacei) si tirano in ballo brutali tradizioni primitive millenarie alle quali non si può porre fine. Bene! Sebbene mi sfuggano i motivi del perché Marius sia stato sacrificato agli occhi del mondo, allo stesso tempo il suo sacrificio non è stato invano, come possiamo leggere in un articolo di Barbara Mennitti che riporto qui di seguito, dato che ha scoperchiato l’ennesimo vaso di Pandora. Da parte mia, dopo essere stata a dicembre 2012 allo zoo di San Diego dove ho potuto rendermi conto che nonostante ettari ed ettari di terreno gli animali erano curati molto poco e alcuni addirittura ancora nelle gabbie (un elefante ad esempio), già da allora mi sono detta che non metterò mai più piede in uno zoo. Spero saremo in tanti a farlo…

LA MORTE DI MARIUS E I NUMERI DEGLI ZOO

La notorietà non è riuscita a salvarlo. La storia di Marius, il cucciolo di giraffa dello zoo di Copenaghen, ha commosso il mondo quando era ormai troppo tardi. Il piccolo di diciotto mesi è stato abbattuto nella struttura che lo ospitava con un colpo di pistola alla testa, scuoiato, smembrato e dato in pasto alle specie carnivore dello zoo, davanti ai visitatori, che hanno avuto uno spettacolo da Grand Guignol senza nemmeno pagare un supplemento al prezzo del biglietto. I comunicati ufficiali si ostinano a parlare di eutanasia, anche se cosa ci sia di buono in questa fine rimane un mistero. Marius era un cucciolo in perfetta salute, non aveva malattie, tare ereditarie o altri problemi. Lo immaginiamo aggirarsi per il suo recinto (scorrazzare sembra un termine poco adatto alla cattività) con la giocosità dei cuccioli e l’innocenza di tutti gli animali, inconsapevole del marchio di infamia che lo aveva già condannato a morte. Il suo corredo genetico. Il giraffino, infatti, era frutto di un rapporto endogamico, cioè fra parenti – che non deve essere un evento così straordinario vista la scarsa scelta di partner che offre uno zoo – un principio vietato da molte strutture. Dunque a nulla sono valse le proposte di “adozione” di altri zoo, vane anche le petizioni online per salvarlo. Meravigliato da tanto clamore, il direttore scientifico dello zoo Bengt Holst ha spiegato che “i geni di Marius sono già ben rappresentati nello zoo”. Eliminarlo, dunque, era necessario – sempre secondo Holst – perché era di troppo. La triste storia, però, è servita ad aprire uno squarcio sul mondo degli zoo e sulle prassi eugenetiche che essi mettono in atto. E pochi giorni fa Lesley Dickie, direttore esecutivo dell’Associazione europea di zoo e acquari (Eaza) ha snocciolato ai microfoni della BBC Radio numeri sconcertanti. Ogni anno, infatti, nelle strutture di tutto il continente vengono uccisi fra i tre e i cinquemila animali in perfetta salute. La cifra – spiega la dottoressa – comprende qualsiasi specie, dai girini fino alle giraffe. Inclusi nel totale ci sono “alcune centinaia” di grandi animali come giraffe, zebre, leoni e orsi. I numeri sono piuttosto vaghi perché spesso i registri non riportano il motivo dell’abbattimento, ma Dickie ha la granitica certezza che, come Marius, questi animali vengano immolati sull’altare della diversità genetica. Anche se, consultando l’ultimo annuario disponibile della Eaza – quello 2007-2008 – si scopre che in alcuni casi il problema è stato quello della sovrappopolazione. Troppe scimmie maschio, troppi babbuini, troppi leopardi. “Può sembrare crudele”, chiosa la dottoressa. Infatti. A cosa serve tutta questa attenzione alla diversità genetica? A futuri programmi di reintroduzione, secondo chi la pratica, e comunque a creare dei “super animali” attraverso continue selezioni. Le tigri degli zoo britannici, secondo Dickie, sono molto più “stabili” di quelle che vivono in libertà e alcune specie, come la scimmia leonina, esistono solo grazie alla cattività, visto che i loro habitat sono compromessi. Spiegazioni che non convincono gli animalisti. “L’uccisione della giraffa Marius – commenta Gianluca Felicetti presidente della Lega antivivisezione – in Italia sarebbe stata impossibile grazie al nostro reato di animalicidio previsto dall’articolo 544-bis del Codice penale. E gli zoo e acquari italiani aderenti a Eaza dovrebbero discolparsi con prove da questo infamante dato fornito dal direttore della loro associazione di categoria”. Anche sui programmi di reinserimento in natura il presidente della Lav è molto scettico: “Di fronte poi alle migliaia di specie in pericolo di estinzione e allo zero virgola di progetti senza fine per la conservazione di solo alcune di queste, guarda caso le più “spettacolari” e attrattive per il richiamo del pubblico pagante nei luna park chiamati ancora zoo o delfinari, si sveste totalmente l’ipocrisia di un ergastolo che toglie risorse all’unica protezione reale, quella in natura.” 

fonte: Barbara Mennitti su Stellanova.

Io conosco il canto dell’Africa, della giraffa e della luna nuova africana distesa sul suo dorso. Degli aratori nei campi e delle facce sudate delle raccoglitrici di caffè…ma l’Africa conosce il mio canto?
Karen Blixen, scrittrice e pittrice danese (1885-1962)

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

2 Risposte a “Uno, nessuno, centomila Marius”

  1. Quello che personalmente mi colpisce sempre in episodi come questo, è leggere i commenti di molte persone che, ahimé, dimostrano quanto il genere umano abbia progredito tecnologicamente ma sia ancora indetro come coscienza e rispetto della vita in generale, non solo della propria. In Danimarca c’è stata una autentica contro-levata di scudi a difesa della decisione presa. Un ministro ha anche dichiarato che il mondo deve essere impazzito per prendere le difese di un animale come la povera giraffa. Ma come dici te, quel popolo – falso e ipocrita – non è nuovo a simili nefandezze.
    Petr quanto mi riguarda è nella mia lista nera da tempo, assieme a Spagna, Cina, Corea e altri presunti “paesi evoluti”.

    1. Ciao Wolf…sempre in ritardo a rispondere (mannaggia!!) Anche io ho una lista di paesi dove non metterò piede a meno che non si decidano a diventare più civili. Paesi che controllo anche quando vado a fare la spesa…cerco in qualche modo di non comprare prodotti di provenienza dai paesi che maltrattano gli animali (e “maltrattano” in alcuni casi è una parola fin troppo soft). Dico “cerco” perché a volte non è semplice. Per esempio con i prodotti cinesi è davvero difficile, quasi tutto è “made in China”. Ma insomma, si fa quel che si può…Come è andata la Pasqua?? Un caro saluto!

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