Un’altra descrizione di Rosalia

Un’altra descrizione di Rosalia

Sapete che mi piace riportare in questo blog le descrizioni fatte in altri libri delle Catacombe e soprattutto di Rosalia. Quella che vi propongo è tratta da un libro recente, prima edizione Novembre 2006, un libro che ho molto aprrezzato, e che tratta estesamente i misteri di Sicilia. Il libro si chiama: Il grande libro dei misteri della Sicilia risolti e irrisolti di un giornalista siciliano, Salvatore Spoto. Ora troverete assai bizzarro il modo in cui descrive Rosalla, che per altro chiama Maria, tuttavia io ritengo che sia davvero interessante leggere queste sue poche righe sul caso. Perchè interessante? Perchè ci testimoniano come soltanto cinque anni fa fosse praticamente impossibile accedere a informazioni su questo caso. Il giornalista che scrive è davvero molto bravo, non c’è dubbio e basta leggere le 389 pagine del suo libro dove troverete tantissime informazioni sugli atri misteri di Sicilia, da quelli di cronaca a quelli semplicemente leggendari. Ad esempio sulla Baronessa di Carini ci sono sei pagine intrise di notizie inedite…su Rosalia invece queste poche righe che qui trascrivo (rimando le mie personali considerazioni a dopo):

La piccola Maria e la morte del suo imbalsamatore.

Dal 1500 fino alla vigilia del 1900, a Palermo il cimitero per “morti non dimenticati” si trovava nelle catacombe dei Cappuccini. La precisazione è d’obbligo: il regolamento di polizia mortuaria della città di Palermo è tassativo, fin dal 1868 prescrive, all’articolo 41, che i morti non onorati con offerta di ceri per almeno tre anni consecutivi debbono essere allontanati, portati nel cimitero comune, tra le ossa dimenticate.
In questo cimitero sotterraneo, si recano anche i viaggiatori del Gran Tour per cercare ebbrezze diverse ma altrettanto forti di quelle derivanti dai monumenti punici, romani, arabi, normanni ed altri ancora che Palermo e la Sicilia offrono ai forestieri.
Tra principi, marchesi, baroni e alti dignitari dello Stato c’è anche una bimba, Maria Lombardo, morta nel 1920, trovata per caso sotto l’altare di Santa Rosalia. Chi aveva sistemato quel corpicino senza vita e, aggiungiamo alla luce di quanto stiamo per dire, senza speranza di conservazione?
E già, Maria Lombardo era finita lì, tra il pianto di mamma, papà e dei parenti tutti, perchè strappata da un’epdidemia all’affetto dei cari. Volata in cielo come un angelo, le persone care desideravano ricordarla per sempre con la boccuccia color ciliegia, le gote paffute e vellutate, il fiocco tra i capelli che tanto piaceva alla mamma.
Nel consegnare il cadaverino agli addetti all’imbalsamazione, si erano raccomandati affinché la trattassero con ogni riguardo. Cero, erano contenti di continuare a vedere la loro piccola, e così immaginare che fosse viva. Non sopportavano, tuttavia, che Maria affrontasse la trafila lunga quasi un anno, prevista per l’imbalsamazione.
Era necessario, infatti, prima sistemarla su una griglia di terracotta. Qui doveva restare per almeno otto mesi. Successivamente era previsto il trattamento con l’aceto e l’arsenico, prima che venisse ripulita da quelle nausebonde porcherie, ben lavata, vestita e, finalmente, esposta.
Fortunatamente, si fa per dire, avevano sentito dire che un medico di Palermo, il dottor Salafia, stava sperimentando un nuovo sistema per preservare i morti dal disfacimento. Quel metodo era costoso, ma assicurava tempestività nel far tornare la piccina come viva. La piccola Maria Lombardo non sarebbe mai stata chiusa a marcire in una buia stanza fino a restare pelle e ossa per l’eternità.
Non andò così. Il dottor Salafia, prima ancora di iniziare il trattamento, fu chiamato lassù, a fare compagnia ai signori che, da morti, aveva lungamente studiato. La piccola rimase sola, e non solo perchè chi doveva prendersi cura di lei non c’era più. L’epidemia, purtroppo, non risparmiava nessuno. Anche i suoi cari non c’erano più. Il cadaverino restò abbandonato. Con il trambusto di morti che andavano e venivano, nessuno si ricordò di lei. Ma un giorno ricomparve sotto l’altare di Santa Rosalia, nel luogo centrale del cimitero sotterraneo, rosea e paffuta, con il sorriso di un angelo che gioca tra le nuvole.

Mio commento e un po’ di backstage del mio libro.

Come si può vedere qui viene confermata la “vox populi” secondo la quale Rosalia sarebbe morta durante un’epidemia, ovvero di una malattia contagiosa. In seconda istanza il finale sembra confermare il fatto che in un primo momento Rosalia non fosse esposta al pubblico. Quando per la prima volta mi recai alla Biblioteca della Regione Siciliana nell’ottobre del 2006 per leggere il libro di Padre Anntonino da Castellammare…remasi delusa perchè quel libro non c’era più. La biblioteca lo dava per disperso. Poichè non sono solita uscire da una biblioteca a mani vuote, mi misi a cercare dei libri sull’imbalsamazione e mi imbattei nel libro di Francesco di Colo dal titolo “L’imbalsamazione umana”. Quel libro riportava come data di edizione il 1910, data assai interessante per le mie ricerche. Ma come ho già avuto modo di dire, quel libro non parlava affatto di Alfredo Salafia che in quegli anni operava con ampio riconoscimento. Tuttavia quel libro mi ha aperto altre prospettive, di cui parlerò in altri post più appropriati.
Ora è dell’altro libro che voglio parlare. Quello di Padre Antonino da Castellammare che è lo storico ufficiale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Dato che essendo già stata alle catacombe con l’intento di trovare un aiuto da parte dei frati lì presenti e dato che ai loro occhi non ero risultata degna di ciò, decisi di fare ricorso a un Padre Francescano morto che però potesse parlarmi attraverso la sua scrittura. E così più ostinata che mai decisi che dovevo leggere quel libro che portava come data di edizione il 1937. Ovvio che quella data era molto interessante al fine delle mie ricerche. Il libro poi parlava della “sacra sepoltura” e quindi ero profondamenre convinta che andasse letto sia per trovare notizie su Rosalia e sia su Alfredo Salafia. Andai fino alla Biblioteca Comunale di Firenze per leggerlo, e ricopiai a mano le parti più interessanti. Purtroppo sebbene la lettura di questo libro fosse per molti versi affascinante e interessante e sebbene mi abbia arricchito anche spiritualmente,  non vi era traccia né di Rosalia Lombardo, presente alle catacombe sia dal 1920 (dunque 17 anni prima della pubblicazione di questo libro) né sugli altri imbalsamati d Salafia e né questo imbalsamatore era menzionato. All’epoca non avevo ancora trovato notizie su Alfredo Salafia e dunque tutto ciò che sapevo di lui era che era stato in America nel 1910 circa (avevo la sua carta di imbarco per Ellis Island). Naturalmente era ovvio che mi domandassi come mai lo storico ufficiale dell’ Ordine dei Frati minori Cappuccini, che aveva scritto ben ottanta pagine sulla sacra sepoltura, intrise anche di divertenti aneddoti, sembrava ignorare totalmente i corpi imbalsamati da Alfredo Salafia. La risposta che mi sono data (ma tengo a sottolineare che è la risposta che mi sono data io) è che questi corpi non fossero esposti, ma conservati in un luogo per così dire “riservato”. Il perchè lo si può intuire leggendo le leggi emanate a metà dell’ottocento.

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

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