Sull’uso e l’abuso del termine “Indie”

Sull’uso e l’abuso  del termine “Indie”

Essere indipendenti è una gran bella cosa per chi ama la libertà. Naturalmente ha il suo  costo (di questi tempi molto alto), ma anche le sue belle soddisfazioni. La principale è quella di capire quanto siamo sinceramente apprezzati dalle altre persone, anche se viviamo in un epoca dove la cultura è di massa e si dovrebbe dunque riflettere molto sulla libertà di scelta delle persone (ma questo è un altro aspetto dell’argomento che sto trattando anche se ad esso direttamente collegato).

Prima di procedere chiariamo cosa si intende per “Indie”. E’ questo un termine nato nell’ambito del mercato discografico.

Copio e incollo direttamente da wikipedia “Il termine musica indie (neologismo della lingua inglese derivato dalla contrazione del termine independent) è riferibile ad un insieme di generi musicali caratterizzato da una certa indipendenza, reale oppure percepita, dalla musica pop e da una cultura cosiddetta mainstream(cultura di massa), nonché da un approccio personale alla musica stessa…continua a leggere qui.

Ora si da il caso che anche in altri ambiti culturali sono molte le persone che si fregiano del termine “indipendente” perché si sa questo termine fa molto “fichi”, salvo poi scoprire che quelle stesse persone appartengono a ordini, categorie, baronati e via dicendo.

Il fatto è che per essere veramente “indie” bisogna essere prima di tutto originali, nel senso che si deve avere qualcosa di autentico da comunicare agli altri. Per poterlo fare bisogna essere onesti in tutti i sensi e soprattutto intellettualmente, altrimenti va da se che non si è indipendenti. Secondo il mio punto di vista essere “indipendenti” non vuol dire che non riceviamo il nostro stipendio che so io da un ente pubblico, oppure da un giornale o da un negozio ecc. ecc. Essere indipendenti vuol dire che creiamo qualcosa e facciamo cultura seguendo dei principi che sono prima di tutto i nostri e qualora li riteniamo importanti e di valore per la società possiamo trasmetterli attraverso il nostro operato.

Mi ritengo abbastanza “indie”. Non appartengo a ordini professionali, non ho tesserini e grazie alla rete pubblico e faccio cultura, in modo onesto (ma ho conosciuto anche persone che scrivono benissimo che nessuno conosce e che fanno cultura anche al di fuori della rete e dei massa media).

Tutto questo non vuol dire che chi appartenga a ordini professionali, abbia tesserini o altro non abbia qualcosa da dire, o non sia una persona valida. Non è questo che voglio dire.  Intendo dire che chi è in una situazione del genere difficilmente riuscirà ad essere indipendente, perché deve fare molta attenzione a come parla e si muove. Vorrei invitare pertanto chi usa il termine “indipendente” a farsi prima di tutto un bell’esame di coscienza, perché non basta proclamarsi “indipendente”.

Allo stesso modo,  chi fa cultura in maniera indipendente e non fa parte del mainstream non deve essere giudicato come privo di meriti. Ricorrere ad esempio all’auto pubblicazione non vuol dire che non si sappia scrivere, o non si è capaci di creare qualcosa di buono. Di prodotti scadenti ce ne sono anche nell’editoria tradizionale, perciò bisognerebbe imparare ad accogliere e valutare un libro, (ma anche un disco, un quadro e via dicendo) per la sua sostanza, per il suo valore intrinseco e non per l’etichetta. Il discorso vale sia per l’editoria tradizionale che per il sulf-publishing. Farò un post anche sulla scrittura almeno per come la intendo io (visto che questo è il mio blog).

Concludendo, essere indipendenti è soprattutto un modo di essere, che ci viene dal profondo. Oggi come oggi non è facile esserlo se non si coltiva questa indipendenza quotidianamente, e in mezzo a mille difficoltà.  Perciò non usatelo se non lo siete, non ce ne è bisogno.

Termino con le parole del Dalai Lama, che vogliono semplicemente essere un invito a riflettere.

Questa è un epoca in cui tutto viene messo in vista sulla finestra, per occultare il vuoto della stanza….

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

4 Risposte a “Sull’uso e l’abuso del termine “Indie””

  1. Bella la frase del Dala Lama 🙂
    Bé, a me sembra logico che chi si fregia del termine “indipendente” deve fornire un prodotto che sia originale: che senso avrebbe voler non far parte del circuito per poi dare le stesse cose?
    Ogni “sistema”, da che mondo è mondo, cerca di preservare sé stesso; ecco perché non viene mai reso facile starne fuori. In effetti anzi, se fosse facile ci sarebbe da sospettare un tentativo di far passare per indipendente ciò che indipendente non lo è, in modo da trarne profitto.
    Un caro saluto 🙂

    p.s.: il tuo commento mi era finito nello spam! eheheh 😛

  2. Ciao Wolf!

    si la frase del Dalai Lama mi era capitata sotto gli occhi mi era piaciuta molto così l’ho messa alla fine di questo post. Una volta fatto ciò mi sono domandata: ma che c’entra la frase del Dalai Lama con quello che ho scritto? Mi piaceva e la volevo mettere: però a ben pensarci un legame c’è e si ricollega anche a ciò che hai scritto tu. Sinceramente penso che ognuno di noi può essere originale perché siamo tutti unici nel nostro genere. Ma l’originalità la si può esprimere solo se si è autentici ovvero indipendenti. Per questo invece che stare alla finestra bisognerebbe volgere lo sguardo all’interno della stanza, ovvero verso noi stessi! Ecco penso che in questo modo la frase del Dalai Lama è ben spesa!

    Lo spam…non me ne parlare proprio!

    Buona Settimana!

  3. Penso che il vero significato delle parole del Dalai Lama siano che che il mondo moderno occidentale è tutta apparenza e poco o nulla introspezione. La gente non è autentica perché si è accodata alla massa, non si preoccupa nemmeno di cosa c’è dentro. O, a ben pensarci, non sa nemmeno che esiste un dentro 😉

  4. Già, proprio così. E’ per questo che all’inizio di questo post ho scritto che si dovrebbe anche riflettere sulla libertà di scelta delle persone…

    ancora un saluto!

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