Servo o padrone?

Servo o padrone?

“E così il padrone diventa servo del suo servo e il servo padrone del suo padrone…”

Vaghe reminiscenze di lezioni di filosofia ai tempi del liceo. Ricordo ancora la mia Prof. di Filosofia che per presentarsi come una di noi lasciava la cattedra e veniva a sedersi sul primo banco con il libro di testo in mano (il Giannantoni) per spiegare il filosofo di turno. Mi piaceva la filosofia, la seguivo volentieri, ma non al punto da andarmi a comprare  le opere dei filosofi per approfondire. Eppure, sebbene Hegel fosse veramente uno dei più difficili da digerire, fui letteralmente folgorata dalla dialettica servo-padrone. E in questi giorni, in cui per certi versi sembra di essere tornati agli anni settanta, mi è tornata in mente.

La dialettica servo-padrone si trova in un testo di Hegel dal nome “Fenomenologia dello Spirito” . L’opera, nelle parole stesse di Hegel, è la storia romanzata della coscienza che via via si riconosce come spirito. In un capitolo relativo all’autocoscienza si parla di “Indipendenza e dipendenza dell’autocoscienza; signoria e servitù”. Ed è qui che il filosofo descrive la relazione fra autocoscienze come lotta in cui chi non ha paura si afferma come signore di colui che invece, pur di avere salva la vita, accetta di servire. E’ chiaro che in questa dinamica sullo sfondo rimane il concetto di indipendenza/dipendenza che assume delle tonalità ambigue. Si parla infatti di dialettica proprio perché esiste uno scambio reciproco fra autocoscienze dove la paura viene superata da chi in un primo momento aveva deciso di servire. E così il signore , che vive del lavoro del servo, finisce col dipendere da lui. Il servo invece forte del suo lavoro e delle sue fatiche riconosce la sua essenza vince la paura e diviene indipendente. Insomma avviene un ribaltamento.

Questa figura di Hegel fu ripresa da Marx, che calandola nella realtà storica identificò il padrone con il capitalista e il servo  con l’operaio, inaugurando il concetto di “coscienza di classe”.

Inutile dire che oggi, come ben vediamo, “coscienza di classe” sono parole vuote. A dire il vero mi sembra che non ci sia più neanche l’autocoscienza, ovvero la coscienza di noi stessi e della nostra libertà di decidere se essere servi o padroni, e dunque, nel bene e nel male di poterci evolvere. Sembra di vivere in un epoca in cui si possa essere bruciati senza nemmeno accorgersene. Un’epoca dove tutto ristagna. L’epoca del grande sonno.  E’ perciò altrettanto inutile soffermarsi su quanto sia lontano da noi ciò che Hegel intendeva per spirito. Per Hegel infatti lo spirito non è un’entità trascendente, né la coscienza individuale bensì il mondo delle relazioni umane, dei valori, delle istituzioni ovvero ciò che oggi chiamiamo cultura. E’ questo un concetto che è venuto sempre più a mancare perché è sparito il cammino dialettico, quel cammino che permette la nostra evoluzione sia come individui che come collettività.

E allora, per dirla con le parole del barone Zazà: “Signori si nasce, cretini si muore”.

 


 

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

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