Ricordando Franco Prattico

Ricordando Franco Prattico

Ci sono persone per cui non puoi fare a meno prima o poi di prendere la penna in mano e scrivere (in realtà metterti davanti alla tastiera…) e questo perché ti viene direttamente dal cuore. Ho saputo qualche mese dopo la sua scomparsa che Franco Prattico ci ha lasciati. L’ho saputo appunto perché la Sissa (Scuola Internazionale di Studi Superiori e Avanzati) di Trieste si preparava all’XI Convegno di Comunicazione della Scienza anche per intitolargli il Master. Ora voi direte: ” ma dove vive ‘sta qui, che non li legge i giornali?”. E io risponderò che mi capitano periodi in cui sono un po’ fuori dal mondo e non mi dispiace…

Quest’anno è per l’appunto ricorso il ventennale del Master in Comunicazione della Scienza voluto fortemente da Franco Prattico e dall’altro pioniere, il fisico Stefano Fantoni. Il 29 Giugno scorso la Sissa ha organizzato a fine convegno annuale un evento per celebrare il ventennale che ora si chiama Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico”. E dobbiamo dire che quell’intitolazione se l’è meritata, perché non poteva esserci persona più appropriata per iniziare questa avventura. E non si può naturalmente non pensare anche a Stefano Fantoni, che in quella impresa lo ha affiancato, insieme a tanti altri naturalmente. Era veramente un’accoppiata vincente, e chissà perché, anche se si tratta di altro, mi vengono in mente frasi del tipo gli “Starsky ed Hutch della divulgazione scientifica”. Come ha ricordato proprio Stefano Fantoni nel discorso in suo onore, erano tempi in cui per iniziare una simile impresa bisognava superare diverse barriere, tra cui lo scetticismo della comunità scientifica stessa. Uno scienziato che si metteva a divulgare scienza all’epoca veniva visto con sospetto, quasi la divulgazione togliesse tempo prezioso alle imprese scientifiche di per sé molto impegnative. Non era nient’altro che un pregiudizio, ma si sa anche la comunità scientifica, come tutte le altre, ne è affetta…

Ci volevano proprio due persone come Pratico e Fantoni per iniziare un’impresa del genere che in comune hanno la freschezza e la spontaneità dell’agire, quasi un modo di vivere molto easy che nulla toglie alla loro energia capace per l’appunto di spostare montagne con una grande calma condita di sano ottimismo e gioia di fare. E così a coloro che gli rimproveravano di volere sfornare giornalisti senza avere fatto pratica sul campo, rispondevano che l’importante era trasferire conoscenze e poi le ossa se le sarebbero fatte in un secondo momento nelle redazioni, nelle Tv o radio. In effetti qualcuno che è andato a finire nelle redazioni c’è stato, anche se sono stati pochissimi quelli che si sono inseriti in pianta stabile nei media tradizionali.

Dal canto suo, Franco Prattico aggiungeva al Master un plus valore essendo di formazione umanistica. Erano anni che lavorava nella redazione di Repubblica come giornalista scientifico, ma nei suoi pezzi si avvertiva sempre la vena dello scrittore. Io lo conobbi per l’appunto attraverso uno dei suoi articoli. All’epoca lavoravo all’estero e i quotidiani erano per me una lettura obbligata. Prattico mi aveva catturata per un suo articolo sul “Tempo” per il quale addirittura decisi di scrivergli, senza ricevere risposta. E poi qualche anno dopo lessi un trafiletto su Repubblica su un progetto pilota a Trieste sulla Comunicazione della Scienza diretto proprio da lui. Ma fu il prof. Domenico Giardini a consigliarmi il master, quando avevo già cominciato a lavorare a Roma. Decisi di fare l’esame di ammissione, sebbene mi sembrasse un’impresa un po’ ardua dato che si svolgeva a Trieste e in una scuola dove si preparavano soprattutto scienziati e io di formazione umanistica, pur avendo sei anni di lavoro alle spalle al Cern,  mi sentivo comunque ancora di più una pioniera fra i pionieri.

Proprio Franco Prattico mi faceva sentire a casa. Sebbene non venisse a tutte le sessioni, personalmente lo aspettavo sempre con gioia perché ammiravo quel suo umorismo di sottofondo. Mi metteva sempre di buon umore e sapevo che quel suo ridere sotto i baffi avrebbe strappato ogni volta che teneva una lezione un sorriso a noi studenti che in quella settimana a Trieste, fra lezioni ed esercitazioni stavamo li per ben nove ore al giorno, quasi sempre. Ma non mi stancavo affatto a ben pensarci e tornavo a Roma sempre contenta. Erano i primi anni del Master, proprio quelli presieduti da Prattico & Fantoni. E’ stata una gioia potere incontrare, in occasione del ventennale, alcuni ex colleghi a distanza di anni e avere la sensazione di averli visti il giorno prima!

Poi il testimone è passato a Pietro Greco, che ha diretto il Master negli anni successivi e che, grande amico di Franco Prattico, ha voluto ricordarlo, in occasione del ventennale, come uno scrittore della Magna Grecia, affetto da “sindrome Ionica”, ovvero quella stessa tendenza che portava i primi filosofi greci a credere nell’esistenza di un cosmo armonioso e ordinato fondato su poche e semplici leggi alle quali la ragione umana può attingere. In effetti come si evince da una delle ultime interviste rilasciate da Franco Prattico sul suo modo di intendere il giornalismo scientifico, è proprio questa la sua grande eredità, ovvero un ritornare a interrogare la natura perché è li che si trovano tutte le risposte. “Cos’è la scienza se non una esplorazione del vissuto, la nostra esperienza percettiva nel mondo?”, dice nell’intervista.

In effetti è rimettendoci nel ruolo di osservatori che si pongono le giuste domande che possiamo recuperare un rapporto sano con la natura. Qualcuno in occasione del ventennale ha descritto la nostra epoca parlando di attacco alla modernità. Senza volere demonizzare a tutti i costi la tecnologia, perché non mi piacciono gli estremismi, da umanista mi sento tuttavia di sostenere che viviamo in un’epoca dominata dalla tecnologia, un’epoca in cui il progresso scientifico è stato male interpretato stravolgendo l’essenza stessa della scienza il cui compito, a parer mio, è soprattutto quello di studiare il mondo per mettersi in ascolto e carpire quali sono i segreti del quieto vivere. Per questo chi fa giornalismo scientifico oggi ha una grande responsabilità, quella di creare un pubblico attento e vigile in grado di capire quando la scienza si fa portare troppo a spasso dalla tecnologia uscendo fuori dal seminato. Un lettore pronto a intervenire quando capisce che gli stanno modificando troppo il mondo in cui vive.

Il giornalista scientifico Franco Prattico uno dei fondatori del Master in Comunicazione della Scienza della Sissa di Trieste, recentemente scomparso.

Il giornalista scientifico Franco Prattico uno dei fondatori del Master in Comunicazione della Scienza della Sissa di Trieste, recentemente scomparso.

Leggi l’intervista : “Diventare scrittori per raccontare la scienza

 

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

2 Risposte a “Ricordando Franco Prattico”

  1. Salve Wolf,

    mi scuso per il ritardo con cui rispondo ma spesso questo blog è invaso dallo spam e allora c’è da mettersi le mani nei capelli. Si, Prattico era una persona importante, era anche fra i fondatori di Repubblica, ma essendo giornalista scientifico era soprattutto conosciuto da chi si occupa di scienza. Ma oltre che importante, almeno per me, era una persona straordinaria perché aveva capito, a mio parere, il senso della vita. E infatti quando penso a lui, anche se mi dispiace che non sia più in questo mondo, la mia prima reazione è il sorriso,,, vuol dire che il pensiero di questa persona porta serenità e non è poco…un caro saluto a te e buone vacanze se le stai già facendo (io ancora no 🙁

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