Cosa ne facciamo ora del Dott.Solafia?

Cosa ne facciamo ora del Dott.Solafia?

“Eppure continua a suonarmi strano il fatto che qualcuno sostenga che Alfredo Salafia sia scomparso prematuramente, non riuscendo a portare a termine l’imbalsamazione della piccola Rosalia.”
“Ma scusami”, intervenne subito Maddie “ormai abbiamo il suo certificato di morte. Io, invece, sono convinta che la madre di Rosalia sia morta subito dopo la figlia” aggiunse lei.
“Addirittura. E come mai, se dei Lombardo non si sa assolutamente nulla?”
“Come ti spieghi, allora, il fatto che la bambina sia stata lasciata alle catacombe dei Cappuccini? E come mai i frati parlano di ‘eventi casuali’ dei familiari della piccola?”
“E tu come ti spieghi il fatto che i frati parlano anche di una scomparsa prematura del medico? Se lo sono inventati di sana pianta?” intervenne subito lui con tono seccato.

Da Rosalia per sempre

Cosa ne facciamo ora del Dott. Solafia che ci ha tenuto compagnia per tutti questi anni? Il caro Dott. Solafia che perse la vita mentre imbalsamava la piccola Rosalia e così non riuscì a portare a termine l’operazione? Si tratta soltanto di una leggenda da accantonare?

E’ probabilmente mia opinione personale che le leggende non nascono a caso ma che dietro di esse ci sia sempre una ragione che abbia in qualche modo attinenza con la realtà. Per anni Alfredo Salafia è stato chiamato “Solafia”, per anni abbiamo totalmente ignorato altri 13 anni della sua vita. Per anni è stato fin troppo facile credere al fatto che anche lui fosse morto nel 1920.  Per anni l’unica cosa  che si sapeva su di lui era che probabilmente era l’artefice di quella imbalsamazione passata alla storia come la mummia più bella del mondo “la piccola Rosalia Lombardo”. Dico “probabilmente” perché c’era chi sosteneva, a Palermo, che a imbalsamare la piccola Rosalia fosse stato suo padre. Certo di leggende ne giravano tante sul conto della piccola mummia e sul suo artefice, anche se a Palermo tutti hanno sempre saputo che Rosalia non era un bambola ma una bambina vera e propria e questo per diversi motivi.

Ma per tornare al Dott. Solafia, la storia del medico che non riesce a portare a termine l’operazione non è nata fra gli abitanti di Palermo. La storia del Dott. Solafia è nata all’interno della comunità religiosa dei Frati Cappuccini di Palermo, o quanto meno anche se non è nata lì, veniva comunque da essi condivisa, dato che la ritroviamo scritta nei loro libri. E qui, che piaccia o no, dopo le tante cose che sono state dette su Alfredo Salafia e Rosalia Lombardo, il mistero rimane ancora perché possiamo  tuttora continuare, con pieno diritto, a  domandarci come mai sia nata una storia così strana. Allo stesso tempo possiamo continuare a meravigliarci, e nessuno ce ne voglia per questo, sul perché in Italia di Alfredo Salafia a distanza di quasi ottanta anni dalla sua morte non si sapeva quasi nulla, nonostante fosse, come abbiamo scoperto, l’imbalsamatore ufficiale di politici e cardinali dell’epoca.

Detto questo, sono certamente grata, nonostante non ho avuto il privilegio di leggere il suo manoscritto, di avere la conferma che quest’uomo aveva elevato a rango d’arte, più che di scienza, l’imbalsamazione. Non sono rimasta affatto sorpresa di avere la conferma che i motivi che stavano dietro la passione che Alfredo Salafia coltivava perennemente, ovvero l’imbalsamazione umana, ci fossero dei motivi umanitari e religiosi. E’ stato dunque un piacere, grazie a un articolo apparso recentemente, leggere alcune parole scritte di suo pugno:

Dal suo manoscritto che porta il titolo “Nuovo metodo per la conservazione del cadavere nella sua integrità in uno stato di permanente freschezza”, leggiamo nell’introduzione che porta il titolo: “Una tradizione nobile”:

Il sentimento è innato nelle persone e fa parte della natura umana, eppure non è determinante nel progresso di una civiltà. La prova può essere rinvenuta nelle popolazioni antiche dove ritroviamo tradizioni più nobili e molto più commoventi di quelle che possiamo rinvenire nelle popolazioni odierne, troppo evolute,  troppo calcolatrici e dunque troppo distaccate.  Il costume di tramandare ai posteri l’aspetto integro dei nostri cari così com’erano al momento della loro dipartita è fra quelle compassionevoli consuetudini che abbiamo ereditato da un antico passato e che si sono preservate nel tempo.

Ho ripreso e tradotto direttamente dall’inglese dall’articolo Alfredo Salafia: Master Embalmer, D.P.Mascali e M. Johnson Williams – American Funeral Director March 2009

Oggi, lo sappiamo non è più così. A distanza di un secolo l’imbalsamazione ha segnato il passo, forse perché, per dirla con Salafia, siamo diventati ancora più evoluti, più freddi, più calcolatori. Eppure, non è passato così tanto tempo. Oggi in realtà i costumi funerari ci sembrano sempre più argomenti da relegare in documentari dediti a civiltà sepolte, e siamo così lontani da quello spirito, in quanto che la morte ci fa sempre più paura.

 In Salafia tuttavia c’era il nobile intento di sconfiggere in qualche modo il dolore che la perdita di una persona cara procura ed erano talmente forti le sue motivazioni che aveva raggiunto la media di quasi tre imbalsamazioni all’anno se è vero che imbalsamò più di cento corpi. Lo fece anche con i suoi familiari: suo padre Filippo e suo fratello Ernesto che oggi giace mal conservato e buttato in una bara semi-aperta in qualche angolo recondito delle catacombe dei cappuccini. Tuttavia a Ernesto andò meglio che non ad Alfredo. Dove sono i suoi resti? Nessuno più lo sa, ma per fortuna, scripta manent, e oggi Alfredo può parlarci direttamente grazie al suo “diario”, quel suo manoscritto apparso come un’isola in mezzo al mare di silenzio che lo ha circondato per tanti anni.

GIOVANNIPATERNITI
Il volto dormiente e rilassato di uno degli imbalsamati da Alfredo Salafia, il vice-console americano Giovanni Paterniti, trattato da Salafia alla sua morte avvenuta nell’aprile del 1911 e tuttora custodito nelle Catacombe dei Cappuccini di Palermo

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

2 Risposte a “Cosa ne facciamo ora del Dott.Solafia?”

  1. Post affascinante, come sempre. Si, oggi siamo certamente piu’ disillusi, piu’ distaccati. Piu’ freddi? Non lo so… Forse e’ cambiato il modo di onorare i nostri cari. Forse preferiamo onorarli nel ricordo, o parlando di loro. Oggi sappiamo che il nostro caro non e’ piu’ li’, in quel corpo ormai privo di vita, conservarlo percio’… ci appare forse inutile, macabro perfino.

    Ma non e’ perche’ siamo piu’ “freddi”…

    Un saluto e ancora un complimento per il tuo splendido blog.

  2. Beh, il tutto proveniva dalla lettura di quanto scritto da Salafia stesso… oggi si sono cambiati gli usi i costumi in tutto e quindi anche in questo…

    grazie per essere stato qui!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *