Associare, scrivere, immaginare, ascoltare, leggere. La mia idea di scrittura.

Associare, scrivere, immaginare, ascoltare, leggere. La mia idea di scrittura.

Prendi un coniglio, mettigli una carota in mano e spediscilo nel suo cartoon preferito. Poi prendi quello stesso coniglio, mettigli un orologio nel panciotto, faglielo tirar fuori e mettigli un po’ di fretta. Fallo approdare nel suo paese delle meraviglie a incontrare la sua amica preferita. Quello stesso coniglio all’improvviso si fa più serio, diventa molto più grande, assume la connotazione di un coniglio di acciaio. La sua voce si fa molto più profonda quasi cavernicola, perché quel coniglio è in grado di farti viaggiare nel tempo. E’ in grado di darti secondi, minuti, ore giorni in più, quando il tuo tempo è scaduto. E poi ti rispedisce nel regno dell’ignoto. Ha un occhio insanguinato ed è in grado di scambiare la sua identità con un tuo amico. Perché scrivo tutto questo? Non lo so. Ho avuto un flash qualche giorno fa alla fine della corsa mentre dal parco tornavo alla macchina. Lo scrivo qui perché, per quello che mi riguarda, è un ottimo esempio di ciò che deve essere la scrittura o per lo meno il processo che porta alla scrittura (oppure se vogliamo a qualsiasi creazione). Avrete senz’altro riconosciuto nei tre conigli, Bugs Bunny (che a quanto pare si tratta di una lepre) e poi il Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie. Infine, una buona parte di voi avranno riconosciuto Frank, il coniglio di Donnie Darko. Dunque nulla di nuovo. Il fatto è che per un istante nella mia mente quei tre conigli sono diventati un unico coniglio in grado di andarsene in giro per diversi panorami di fantasia.  Vi piace? Non saprei…a me si.


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Allo stesso modo si può provare a combinare le parole molto liberamente, magari seguendo di più il loro suono quando si affacciano nelle propria mente e meno il significato. Qualcuno diceva che le parole fanno schifo perché è già stato detto tutto. Io dico che quando le parole vengono deliberatamente combinate nel senso tradizionale del termine per creare un qualche significato hanno già perso l’ottanta per cento del loro fascino. Ecco perché ultimamente mi sto accostando a esperimenti di scrittura con parole in libertà. Sono arrivata a questo seguendo il percorso di certe canzoni. Faccio un esempio del tutto italiano:

In nessun luogo andai
per niente ti pensai
e nulla ti mandai
per mio ricordo
Sul bordo m’affacciai
d’abissi belli assai
Su un dolce tedio a sdraio
amore ti ignorai
invece costeggiai
i lungomai

[testi Panella]

Avrete senz’altro riconosciuto l’ultimo Battisti. I testi sono di Panella. A me l’ultimo Battisti piace assai proprio per questo uso della scrittura insolito. Questa canzone, Le cose che pensano, ha anzi un significato che è reso ancora più di impatto dall’utilizzo delle parole. Le parole sono fredde, quasi agghiaccianti e finiscono per creare sgomento a un attento ascolto. Dunque rendono molto bene l’idea di un distacco voluto. Impossibile trovarci della poesia nel senso tradizionale del termine. Una tecnica simile la si ritrova anche in quest’altra bellissima canzone, qui in più c’è la poesia:

rotolai in salita come fossi magico 
toccando terra rimanendo in bilico 
diventai un albero per oscillare 
spostai lo sguardo per mirare altrove 
cercando un modo per dimenticare 

dipinsi l’anima 
su tela anonima 
e mescolai la vodka 
con acqua tonica 
poi pranzai tardi all’ora della cena 
mi rivolsi al libro come a una persona 
guardai le tele con aria ironica 
e mi giocai i ricordi provando il rischio 
poi di rinascere sotto le stelle

[testi Gaudino, Laurenti, Califano]

Per estendere il discorso, e portare questo gioco alle sue estreme conseguenze ci sono parole che vengono combinate insieme con tecniche del tutto particolari come quella del cut-up. In questo caso l’idea di “significato” si perde per strada. Non parliamo più di un unico significato, ma di diversi significati. Il lettore o ascoltatore (qualora si tratti di una canzone) in questo modo vengono privilegiati e passano in primo piano. Ti do delle parole, le combino quasi a caso e tu cosa capisci? Quello che importa non è ciò che scrivo, ma quello che tu intendi. E’ un esperimento di scrittura assai affascinante perché è come se chi scrive crea insieme a chi legge. Anche qui facciamo un esempio:

Skin the sun
Fall asleep
Wish away
The soul is cheap
Lesson learned
Wish me luck
Soothe the burn
Wake me up

[testi Cobain]

Certo possiamo continuare a domandarci cosa vogliano dire alcuni testi, oppure possiamo cercare di trovare finalmente l’interpretazione giusta per alcuni film come Donnie Darko. Il fatto è che non ha senso. Perché il loro grande valore sta nel fatto di dare delle emozioni senza creare un significato oggettivo. Semmai uno, dieci, cento, mille significati, quanti ne sono i lettori, gli ascoltatori, gli spettatori.

Insomma: così è se vi pare.

 

Frank, il coniglio di Donnie Darko. E’ una allucinazione oppure viene da altre dimensioni? E Donnie viaggia veramente nel tempo oppure è semplicemente malato di schizofrenia? Oppure, ancora più affascinante, Donnie viaggia nel tempo perché schizofrenico?

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

3 Risposte a “Associare, scrivere, immaginare, ascoltare, leggere. La mia idea di scrittura.”

  1. Molto interessante, tuttavia non è una modalità che personalmente mi coinvolge granché. Perché? Perché a me piacciono i pareri altrui, il confronto, i suggerimenti, e non li puoi avere se in ogni cosa che viene scritta il significato è personale e non puoi capire cosa voleva dire l’altro (che magari anzi è volutamente fumoso per lasciare l’interpretazione libera).
    L’interpretazione lasciata libera è un po’ un… non sporcarsi le mani: tutto resta come prima, ognuno puo’ continuare a pensarla come la pensava prima. Questo secondo me può essere sì affascinante, si può pensare che perlomeno metta il tarlo del dubbio, soprattutto se è ben fatto, ma fa crescere meno dello… scontro, se questo avviene perché le parti sono distanti.
    Non sei d’accordo? 🙂

    Un caro saluto! 🙂

  2. Bentrovato Wolf!
    Mi fa piacere innanzitutto augurare a te e alla tua famiglia una serena Pasqua!
    E poi: naturalmente sono d’accordo con quello che dici, ma quello che tu dici suppongo si riferisca a un altro ambito. Per esempio nel caso di dissertazioni filosofiche o magari quando si deve divulgare scienza. Oppure quando si discute su un determinato argomento. Non dirlo a me che ho usato per molti anni un linguaggio razionale e logico che non desse adito a dubbi. Quando si scrive per i giornali e di scienza c’è poco spazio per i voli di fantasia…Ma qui mi riferivo soprattutto alla scrittura creativa, quella che si usa in ambito letterario, oppure quando si fa poesia , si scrive una canzone o una sceneggiatura per il cinema o per il teatro. Quando si crea insomma, il primo compito, almeno a mio parere. è suscitare delle emozioni e non soltanto su chi ci legge, ascolta guarda etc. ma anche in noi stessi. Insomma si deve fare riferimento a quella parte di noi, non razionale ma più intuitiva. Ho portato per l’appunto esempi ad hoc in tal senso. Sono esempi che portano questo discorso alle estreme conseguenze. Il regista di Donnie Darko per esempio ha dichiarato più volte che nel suo film non c’è una spiegazione univoca. Molto probabilmente mentre scriveva la storia lui stesso non aveva tutto chiaro. Ma non deve per forza tornare tutto in un processo creativo, altrimenti si tende a coinvolgere soltanto l’intelletto dello spettatore/lettore etc. E’ vero, lo spettatore, per quante volte riveda il film ha sempre la sensazione di non afferrare qualcosa eppure a livello emotivo ne esce non dico sconvolto ma quasi. Si toccano corde sepolte dentro di noi. Se non lo hai mai visto ti consiglio di vederlo e capirai meglio di che sto parlando. MI fermo qui.

    Un caro saluto e ancora auguri.

    1. Come scrivevo, se l’idea è quella di indurre alla riflessione… ben venga 🙂 E’ che a volte si tende ad abusarne, ma non posso parlarne a proposito del film che citi perché effettivamente non l’ho visto… 🙂

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