Anche i vestiti hanno un’anima

Anche i vestiti hanno un’anima

In attesa di tornare a parlare del romanzo a cui questo blog è dedicato ( a breve, e sarebbe anche l’ora), pubblico amche qui l’articolo che ho scritto recentemente per la rivista online Stella Nova. Mi sono divertita a scriverlo e perciò eccolo qui:

MODA, NUOVA FRONTIERA: ABITI INTELLIGENTI

Ma insomma come fa Cenerentola a correre senza rompere le scarpine di cristallo? Sicuramente la fatina aveva fatto ricorso a qualche diavoleria tecnologica. In effetti ad alcune sfilate di moda bisognerebbe andarci con lo stesso animo con cui si assiste a una favola moderna, oppure a un film di fantascienza, perché torneremmo sicuramente soddisfatti.

Sono le tendenze dell’ultima moda che miscelano stoffe con tecnologie esplosive per creare effetti davvero degni di sale cinematografiche. Ed ecco allora vestiti che si illuminano o muovono quando li si guarda. Oppure abiti ragno che agitano le loro “zampette” quando qualcuno gli passa accanto, creando un effetto horror. Per non parlare degli abiti cyberpunk in grado di fare giochetti con un presunto accompagnatore dispensando, a seconda dei casi, un bicchiere di latte oppure una bevanda alcolica. Infine ci sono vestiti in grado di dipingersi da soli mentre la modella sfila in passerella. E sono soltanto alcuni esempi.

Tutto questo grazie alla tecnologia che a quanto pare ha fatto innamorare gli stilisti. Ad esempio il trucchetto tecnologico che sta dietro il vestito che si muove quando qualcuno lo guarda si chiama “eye-tracking system”, ovvero un sistema che traccia gli sguardi. Questo sistema è in grado di misurare la posizione dello sguardo e i movimenti dell’occhio. Ci sono diversi modi di fare queste misure, una ad esempio si basa, tanto per dare un’idea, sull’uso di sensori che misurano la variazione dei flussi magnetici. “Il sistema inoltre” spiega lo stilista Yen Gao che ha creato il vestito “è in grado di spegnere le luci e in tal caso il vestito si illumina”. Dunque il vestito “sa” quando viene guardato e così minuscoli motori rispondono interattivamente al sistema facendo muovere le componenti del vestito in diverse direzioni. Un’opera d’arte da indossare che non a caso verrà esposta al Museo di Arte Contemporanea di Shangai a Novembre e il prossimo anno al Museo Tessile in Canada.

Altre vere e proprie diavolerie tecnologiche in fatto di moda vengono dall’Olanda dove la stilista Anouch Wippretch collabora con l’ingegnere Daniel Schatzmayr . Risultato: un abito ragno che attira la curiosità dei presenti danzando attorno al corpo di chi l’indossa oppure attuando una vera e propria difesa se qualcuno si avvicina troppo in fretta. Insomma un abito degno dei film d’azione che non a caso si ispira a un videogame, Limbo, e la cui tecnologia anche qui si basa su sensori in grado di controllare i movimenti che provengono dal mondo esterno. Ma se questo può sembrarci davvero incredibile cosa pensare allora di un vestito il DareDroid – uscito ancora una volta fuori dalle idee bizzarre di questa stilista – che combina tecnologia medica, hardware apposito e temperamento umano per consentirgli di offrire un cocktail, che varierà a seconda dei casi, a chi accetta di giocare a “Truth or Dare”. La stilista ne enumera i dispositivi tecnologici fatti di elettrovalvole, microcontrollori, pompe elastomeriche (si usano in ambiente medico per somministrare farmaci), sensori a distanza e così via e tutto questo per offrire il cocktail giusto! Infine sempre una sua idea è il vestito che si dipinge da solo, la tecnologia è più o meno la stessa del precedente con aggiunta di inchiostro. E così la modella che era partita con un abito bianco e immacolato come una sposa, durante la sfilata si ritrova tinteggiata di viola, quasi gli abiti volessero affermare una volta per tutte “è l’abito che fa il monaco”.

E’ vero, questi vestiti sembrano essere molto intraprendenti. Sembrano avere un’anima e allora addio modelle capricciose alla ricerca di azioni bizzarre per affermare il proprio ego, ora comandano i vestiti! Certo a noi che non facciamo parte di quel mondo e al limite guardiamo qualche sfilata in TV oppure ci soffermiamo davanti alle vetrine d’alta moda per ammirare gli abiti tradizionali, non ci passa neanche per l’anticamera del cervello l’idea di indossare un abito ragno pronto a difenderci (magari questo a carnevale), e poi sai che scomodità un abito con tutta quella roba incorporata  e chissene frega se è bravo a giocare a “Truth or Dare”.

Perciò rimaniamo al massimo fermi davanti alle vetrine a guardare i vestiti di haute couture. Ma non sempre si rimane fermi. Se vi capita di passare per Tokio, nel distretto di Shybuya, date un’occhiata ad alcune vetrine particolari.   Sembra che anche i manichini si siano montati la testa. Ora anche loro vogliono fare come noi uomini e ci imitano in tutto e per tutto. La tecnologia si annida davvero in ogni luogo!


Articolo originale qui

Segnalo anche un’interessante intervista di Barbara Mennitti per la rubrica expats, dedicata a tutti coloro che vanno a cercare fortuna fuori dal nostro paese. Una interessante rubrica che può dare spunti e che ci offre la possibilità di conoscere direttamente dalle parole di chi ne fa esperienza cosa vuol dire trasferirsi all’estero per potere lavorare!

UN CHIRURGO DA NAPOLI A LONDRA

Se vi va fatevi un giro e nel caso Buona Lettura.

Un saluto!

Pubblicato da RosaliaPerSempre

Sono la protagonista del libro Rosalia per Sempre e vorrei potere raccontare la straordinaria vicenda dell'imbalsamazione di Rosalia Lombardo I am the protagonist of the novel "Forever Rosalia" and I would love to have the occasion of telling the extraordinary story of Rosalia Lombardo's embalming

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